Raffaele Simone (Lecce 1944) è uno dei maggiori studiosi europei di linguistica e filosofia. Membro dal 1967 della Società di Linguistica Italiana (SLI) e dal 1988 della Società Italiana di Glottologia (SIG) e del Cercle Ferdinand de Saussure di Ginevra. Nel 1986 fonda la rivista bimestrale Italiano e oltre, che ha diretto fino alla sua chiusura nel 2004. Dal 1992 è professore ordinario di Linguistica Generale presso l’Università degli studi Roma Tre Tre, dove è anche è stato, fino al 2008, Direttore del Dipartimento di Linguistica e Delegato Rettorale per il Progetto Scuola Superiore. Tra le sue opere, ricordiamo: Fondamenti di linguistica, L’università dei tre tradimenti, Idee per il governo dell’università, La terza fase, Il paese del pressappoco, Il mostro mite, Il software del linguaggio.
Teroni: “L’analisi dell’Italia e degli italiani che emerge dal Suo libro Il paese del pressappoco possiede, a mio avviso, un grande merito: un intellettuale di spicco prende in esame la realtà quotidiana con sguardo da cittadino, e non da cattedratico. L’universo culturale italiano, invece, sembra mantenersi sempre distante dalla realtà del quotidiano. Voglio partire proprio da questo assunto per chiederle: perché, secondo Lei, gran parte del mondo intellettuale italiano è così lontano dal mondo dei non intellettuali? Non sono forse anche gli intellettuali responsabili di questo vuoto culturale, così evidente in Italia oggi?”
Simone: “Non credo che gli intellettuali italiani abbiano responsabilità specifiche. È l’intellettuale in generale, come figura sociale e professionale, che è destinato a restare distante, anche nei casi in cui asserisce la sua prossimità all’interesse del “popolo” o della “gente”. Quel che c’è di specificamente italiano, in questo caso, è la crisi abissale della creatività. Guardata a distanza, l’Italia è un paese che non genera significativi prodotti dell’intelligenza da almeno vent’anni: letteratura, arte, cinema, teatro, architettura, disegno urbano, perfino scienza, sono oggi poco rilevanti o irrilevanti. Praticamente la nostra ricerca del bello e del buono è affidata agli stilisti di moda! Non è poco, ma non basta. Il motivo di questo fatto è oscuro, ma non dubito che il clima politico depresso e volgare in cui viviamo abbia un ruolo.”
Teroni: “Il paese del pressapoco può apparire come un atto di rifiuto e disprezzo verso il proprio Paese, eppure, parallelamente, sembra sorretto da una sorta di passione patriottica. Voglio semplicemente chiederle: cosa l’ha spinto a scrivere un testo del genere?”
Simone: “Non disprezzo il mio paese, ma non si può dire neanche che lo ami. In effetti, quando ne sono lontano (come in questo momento: sto scrivendo da Parigi), quel che mi manca è – lo confesso – solo il clima e la cucina, imbattibile. Basta uscire dal confine per accorgersi che in Italia appaiono conquiste eccezionali delle cose che altrove sono banali e scontate, dalla pulizia delle città, all’efficienza dei mezzi pubblici, alla decenza delle reti televisive, alla generale buona educazione delle persone, al funzionamento degli ospedali e degli uffici pubblici, alla ragionevolezza dell’amministrazione e del fisco. Mi ha spinto a scrivere il fatto che, essendo viaggiatore, non sopportavo più questo confronto. Perché solo in Italia no? Mi domandavo continuamente. Che abbiamo fatto di male? Questo libro mi ha aiutato a trovare una risposta, e a darla a qualche mio lettore. Comunque, come elemento della risposta, ho trovato anche che a soffrire di quei difetti siamo parecchi, ma non il ceto dirigente, a cui della “differenza italiana” (il pressappoco) non gliene frega assolutamente nulla. Ciò non sorprende, perché nel pressappoco può pescare tranquillamente il potere, piccolo, medio e grande.”
Teroni: “Cito dal Suo libro: “L’Italia è il paese della solitudine del cittadino, che non si sente protetto e tutelato da nessuno. Chi dovrebbe proteggerlo e tutelarlo lo angaria, chi dovrebbe riconoscerlo lo ignora.” Come si può incolpare l’italiano di cinismo, visto che, in Italia, vige la legge del “fregare per non farsi fregare”?”
Simone:“Ripeto la domanda di prima: Ma perché? Che abbiamo fatto per meritarci questo?”
Teroni: “Ne Il mostro mite analizza invece la sconfitta e gli errori della Sinistra. Buona parte della crisi attuale italiana è legata un’evidente incapacità della Sinistra di cogliere le reali istanze del popolo, finendo addirittura per rappresentare il modello di una politica inetta. Forse la Destra ha vinto e vince proprio perché ha saputo offrire una politica di risposte più urgenti e più vicine alla maggioranza degli italiani. Qual è la sua opinione in proposito?”
Simone: “Non mi pare che la destra abbia offerto alcuna risposta reale, dato che con questa destra non stiamo meglio di prima, anzi. Inoltre, questa destra ha un atteggiamento anti-intellettuale quasi maccartista, che neanche il celebre Scelba aveva nella stessa misura. Gli intellettuali vanno tenuti a bada! Io credo che la sinistra abbia perso (e, temo, continuerà a perdere) per quattro motivi: (a) non riesce a cancellare la traccia sanguinosa del comunismo; (b) si è stinta fino a essere irriconoscibile; (c) la sua dirigenza è litigiosa e mediocre; (d) non riesce a lottare contro il Mostro Mite, del quale non si è neanche accorta. Le ragioni (b) e (c) sono specificamente italiane, le altre sono planetarie, e quindi richiedono un’energia speciale. Il programma è vasto e tremendo, e intanto ci godiamo Berlusconi.”
Teroni: “L’Italia è chiamata il Bel Paese, ma la realtà è ben diversa: maleducazione, disinteresse verso il prossimo e verso le leggi sembrano farla da padrona. Il paese del pressappoco guarda l’Italia come una nazione in cui prevale una sostanziale irresponsabilità civica. Forse non siamo ancora storicamente abbastanza maturi per una democrazia seria. Non c’è, tutto sommato, il rischio di pensare che il nostro paese abbia bisogno di un grande padre autoritario, ovvero di un dittatore?”
Simone: “È proprio a questo che dovevano servire Berlusconi e i suoi amici post-fascisti, nell’opinione di chi lo ha votato. Gli italiani hanno una corda fascista nell’anima (come tutti i popoli che non hanno avuto né borghesia né rivoluzione, ma sono passati dalla miseria al consumismo), ma stavolta hanno sbagliato. La BB (Banda Berlusconi) si è limitata a fare i propri affari e a distruggere le strutture pubbliche (scuola, università, sanità, ecc.).”
Teroni: “I suoi ultimi libri non prospettano ottimismo per il nostro Paese. Le chiedo semplicemente di esporci, per chiudere, quale futuro vede Lei per l’Italia, se c’è un futuro?”
Simone: “Spero che i giovani, che viaggiano e confrontano, finalmente capiscano e ci tirino fuori da questa umiliante palude.”