(Il Montjuic è una collina alta 192 metri che si trova a sud di Barcellona.)
Comunico all’impiegata che la madre ha firmato e inviato il documento. Stop. Ricevo sua conferma. Stop. L’accordo è ancora valido? Sì. Stop. Mi dà appuntamento a una certa fermata della metropolitana per consegnarmi brevi manu l’attestato sostitutivo valido per il viaggio. Stop.
Indice
Appuntamento
L’appuntamento era alla fermata Saints Estaciò alle 9:30. Avevo proposto alle 10… riposta: no! Avevo chiesto di specificarmi quale uscita. Mi aveva risposto (con tono indispettito) che c’era un’unica uscita (si sbagliava). Tutto lo scambio di informazioni per l’appuntamento era avvenuto tramite Whatsapp, con messaggi brevi e secchi. Non potevo certo aspettarmi delle moine… Aveva d’altronde lei il coltello dalla parte del manico… Era lei a fare un favore a me… Stava lavorando, insomma, fuori dall’orario di lavoro. Quindi dovevo stare umilmente ai suoi dettami. E dire grazie.
Una lunga strana giornata
Il problema, oltretutto, era che quel sabato era il nostro ultimo giorno di vacanza. Alle 6:30 della domenica partiva il nostro aereo. E siccome bisogna essere in aeroporto 2 ore prima (con il dubbio, oltretutto, della validazione documenti) significava che dovevamo passare l’intera giornata all’aperto, ovvero vagare per circa 20 ore; come se non bastasse, coi bagagli. Ma la “questione bagagli” avevo pensato come risolverla: avevo scovato (quasi per caso) un ostello della gioventù in pieno centro, dove per 2 euro si potevano lasciare i bagagli in deposito per 24 ore e ritirarli a qualsiasi ora.
Sono qui ma dove?
Ore 7:45 quindi sveglia; colazione, treno, metro, fermata Saints Estaciò. Come supponevo, non c’era una sola uscita, bensì tre. Naturalmente, l’uscita che avevo scelto, a caso, non era la giusta. Ci guardavamo intorno tra la folla per individuare l’impiegata, ma di lei manco l’ombra. Dopo una decina di minuti oltre l’orario di appuntamento, è iniziato un secco scambio di messaggi. “Noi siamo qui, all’uscita della metro…” “Anche io sono qui” mi scrive. “Qui dove?” “All’uscita della metro!” Allora l’ho chiamata. Era il solo modo ragionevole per capirci. In effetti lei era, come noi, all’uscita della metro, ma ad un ‘altra uscita… Da qui è iniziato un complicato dialogo per trovare un punto di riferimento tramite cui capire dove fosse e raggiungerla. La cosa era in qualche modo comica, non fosse che il suo tono era indispettito e il mio irritato. Ma ci siamo infine capiti. L’ho individuata. Mi ha consegnato i documenti; l’ho ringraziata ancora e addio.
Strategia
Ora avevo i documenti sostitutivi, ed ero “pronto alla morte” pur di non perderli. A quel punto non restava che mettere i bagagli in deposito e quindi prepararci ad affrontare la lunga giornata. Ho esposto il piano alle mie figlie: “Ragazze, siamo al penultimo quadro: uno dei più difficili. Questo quadro consiste nello stare tutto il giorno in giro per Barcellona. È un quadro apparentemente facile, ma la sua difficoltà consiste nel reggere psicologicamente alla noia e alla stanchezza. Dobbiamo riuscire a resistere più possibile prima di cedere e andare in aeroporto. Ora sono le 11 circa. E dobbiamo arrivare almeno a mezzanotte. È come una maratona, per cui gestiamo con attenzione lo stress! Dobbiamo resistere alle botte di noia che ci arriveranno. Questo significa, per intenderci, che alle 18 dobbiamo ancora essere abbastanza allegri.”
Verso Montjuic
Il Parc de Montjuĩc mi sembrava il posto ideale dove spendere buona parte della giornata. Si può raggiungere in vari modi: a piedi, in taxi, in bus o anche con teleferica. Infatti si trova su una collina, a circa 170 metri di altitudine. È un enorme parco, dove puoi vagare per ore e dove puoi visitare varie cose, tra cui il museo Mirò. La teleferica mi pareva il mezzo più suggestivo. E così abbiamo fatto. Va detto che, per arrivare a piedi dalla Rambla alla teleferica, ci vogliono qualcosa come 45 minuti, a meno che non siate dei maratoneti di buon livello. E non scordatevi el calor de luglio! Una volta arrivati, dovete sborsare 20 euro a capa, prendere un ascensore che schizza su a una cinquantina di metri, mettervi in fila e salire. Se soffrite di vertigini, non fatelo!
Teleferica
Chiusi in quella cabina di teleferica, le mie figlie se la ridevano. Io invece sentivo una specie di salda morsa ai testicoli, fissando il vuoto sotto i nostri piedi. Si poteva ammirare lo splendido panorama di Barcellona intorno a noi, ma non ero in grado di godermelo perché l’ansia mi assediava. Laggiù le persone… grandi come moscerini. Per consolarmi pensavo: “Questo coso va avanti e indietro tutto il giorno tutti i giorni da anni. Vuoi mica che cada ora?” E una vocetta dentro mi diceva: “Eh sì…!” Quando siamo arrivati, i miei testicoli sono tornati alla loro normale posizione. Idem per il ritorno.
Mirò
Era l’ora di pranzo e abbiamo speso un’oretta a mangiare. Quindi visita al museo Mirò: due ore circa. I dipinti di Mirò hanno di buono che puoi starci davanti almeno un quarto d’ora per tentare di capirli. E dopo un quarto d’ora ti pare di aver capito qualcosa, ma non ne sei convinto. È che sono impegnativi. Mentre li fissi pensi: “Ma sono io demente o Mirò mi prende per il culo?” Puoi, per consolarti, pensare che, tutto sommato, siano grandissime puttanate definite “arte”. Ma è una magra consolazione, perché a sprazzi avevo la sensazione che fossero stupendi. Ne sono uscito comunque perplesso. Erano circa le 16:30 quando una tremenda botta di stanchezza è piombata su noi.